LA NAPOLETANITA’ (di Marino D’Angelo)
Posted by admin on 13 agosto 2017
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Che cos’è la Napoletanità ? Chiunque ha avuto la fortuna di avere un certificato di nascita partenopeo si deve rassegnare a sentirsi fare questa domanda tante volte nel corso della vita, e soprattutto a sopportare il senso di sconfitta che ti prende ogni volta che cerchi di dare una risposta.. Alla fine tutti ce la caviamo con un esempio, a dimostrazione che, vivaddio!, ci sono ancora delle realtà fuori dalla portata della “Scienza” e la Napoletanità è una di queste, se non la loro Regina.
La Regina, per evitare ogni aggressione, si nasconde in luoghi cittadini amici, dove i sopravvissuti napoletani si riuniscono per renderLe omaggio. Lei sorride e dice: “ Non temete, io ci sono”.
Uno di questi luoghi è la bottega di Ciro Di Bari, detto Ciro il barbiere, nel centro storico di Napoli . Una bottega dove secondo tradizione si va più per fare “due chiacchiere”, che per tagliarsi i capelli. Il locale è stato rimodernato circa un anno fa, con il bianco che rifà il trucco ai muri, i vecchi neon che hanno ceduto il passo ai giovani led e la trionfale entrata del climatizzatore. Ma in compenso ancora resistono le veterane poltrone da barbiere, le “tovaglie” che profumano di lavanda, il rasoio con la lametta e le farfalle disegnate sul soffitto. Nell’attesa del proprio turno, rigorosamente casuale , si parla del tempo che cambia, delle storie vecchie e nuove del Quartiere, del “ che si mangia oggi”, delle corna, e comunque di ogni argomento a patto che sia assolutamente inutile. Il che non è poco, considerando che oggi ltutti i saperi che non producono profitto , a cominciare dalla poesia, sono considerati inutili e che per questo non si parla più di Mondo ma di Mercato. Da Ciro il barbiere il mondo si chiama ancora mondo, ogni minuto dura più di un’ora e nessuno ha fretta e si lamenta.
L’altro giorno in attesa con me c’erano due vecchi sarti : entrambi canuti, il primo un simpatico guascone, il secondo garbato e sornione.
Nella prima ora si è discusso, nell’ordine, della pochezza della politica, delle qualità morali delle donne dell’Est europeo, dei prezzi inarrivabili delle camiciaie, delle stoffe, del lutto funerario e della Mamma.
A quest’ultimo argomento si è ricollegato il primo sarto, anche lui Ciro se ricordo bene, per raccontarci un “fatto” accaduto anni prima e che aveva riguardato suo padre.
Il padre di Ciro, napoletano verace di chiara fama nel quartiere, confezionava pantaloni in un basso a due piani di fronte alla Stazione della Cumana a Montesanto. Per gli “stranieri” preciso che la Cumana è una linea ferroviaria che collega il centro di Napoli con la zona Flegrea e che Montesanto è il quartiere famoso in tutto il mondo per essere la sede di uno storico mercato napoletano.
Il padre di Ciro nell’orario di spacco era solito trattenersi in bottega e lì pranzava, sul tavolo di lavoro posto di fronte all’ingresso del basso. Il basso è un locale con entrata sulla strada, e da questa condizione trae il suo nome.
Dunque accade che un Signore imprudente perde il controllo dell’auto di cui era alla guida ed entra letteralmente con il muso della vettura nel basso, arrestandosi giusto all’estremità del tavolo dove il pantalonaio stava pranzando.
Guardando negli occhi il guidatore dell’auto palesemente smarrito, il padre di Ciro sorride e gli dice “ Favorite!”
Ecco, la Napoletanità è questa. Ed in un mondo che vive di violenza, intolleranza, sopraffazione, ha ancora molto da insegnare. Perciò fiero di essere e di vivere da napoletano!
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