LA STRATEGIA DI RENZI
Posted by admin on 19 gennaio 2014
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Molti benpensanti e alcuni veterocomunisti lo criticano, dandogli del superficiale e arrogante e, invece, più passano i giorni e più prende forma il suo progetto di riformare il Paese nell’interesse della Gente. Sicuramente Matteo Renzi non è un filantropo e, questo lavoro, lo fa anche per il suo interesse personale: guadagnarsi sul campo una leadership duratura, così da perseguire due obiettivi coincidenti: l’interesse dell’Italia e la sua affermazione, quale leader politico che avrà saputo tirarci fuori dal pantano. Vale a dire, conquistarsi un posto importante nella nostra storia recente.
Il voler incontrare il capo del secondo partito italiano, dopo il suo, è coerente all’obiettivo ultimo, necessario al Paese: vale a dire fare una legge elettorale che rende governabile e, quindi stabile l’Italia. Ciò serve anche, per continuare a fare le riforme necessarie per modernizzare il nostro Stato: riforma del Titolo V e fare un nuovo Senato, abbattendo notevolmente i costi della struttura statale.
Certo l’incontro è servito anche per mettere un poco di tensione agli altri partiti della maggioranza che, essendo più piccoli e correndo qualche rischio, si dovranno allineare, rendendo più ampia possibile la maggioranza che voterà le riforme e, paradossalmente, rafforzando il Governo Letta che, impegnato anche su questa riforma, guadagna più lunga vita, considerato che per fare le riforme serve tempo e i partiti di maggioranza hanno tutto da guadagnare se il Governo dura.
Il nostro Renzi sta dimostrando di essere un fine stratega, che sa raggiungere gli obiettivi anche utilizzando la tattica. Infatti ha fatto salire a Berlusconi le scale del Nazareno, cioè del partito che, sino al 8 dicembre 2013, era il nemico da sbandierare ai suoi adepti, come il nemico che minacciava la libertà di tutti, oltre che mangiare i bambini. Ma anche viceversa: il PD faceva di Berlusconi il nemico da abbattere quasi fisicamente, allontanando molti elettori moderati da esso che, impauriti e creduloni, votavano il rassicurante Berlusconi, da abile manipolatore e comunicatore quale ancora è, anche se un po’appannato. Infine ha riportato, anche fisicamente, il confronto politico nei luoghi deputati e non nei palazzi privati, siano Arcore, palazzo Grazioli o altre residenze private del capo di F.I. Per il lavoro di 40 giorni del nuovo Segretario PD non mi sembra poco, ancor più se ricordiamo che egli continua a fare il Sindaco della sua Firenze.
Infine due parole sul sistema elettorale sul quale i due hanno trovato la convergenza: Il sistema spagnolo, che non sarà lasciato così com’è ma, probabilmente, saranno apportati degli aggiustamenti utili ai partiti medi i quali, conseguentemente, si adeguaranno. Infatti se è vero che il sistema premiarà i grandi partiti è anche vero che i partiti localmente più radicati, saranno anch’essi avvantaggiati. E qui penso alla Lega, radicata al nord e al partito di Alfano NCD, che immagino radicato in Sicilia e in Lombardia, e forse, in Campania e Veneto.
Certo, con lo sbarramento al 5% o quel che sarà, saranno penalizzati i piccoli partiti. Cosa che è un bene. Chi sente il bisogno di costoro che sono tanto piccoli quanto litigiosi? avere quattro, al massimo cinque, partiti, darà stabilità ai Governi del Paese con tutto quello che ne deriva in benefici per costi, credibilità e, quindi, per il debito pubblico e per la creazione di posti di lavoro di cui Dio solo sa quanto siano, disperatamente, necessari.
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