IL FUTURO GIA’ LETTO.
Posted by admin on 25 gennaio 2014
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John Naisbitt, esperto in prospezioni socioeconomiche, l’aveva preannunciato nel 1982 nel suo libro Megatrends, sottotilato “Le dieci nuove tendenze che trasormeranno la nostra vita”. In Italia tradotto da Angela Rolandini Martelli e pubblicato da Sperling & Kupfernell’84.
In questo libro che piacevolmente consulto ogni tanto, avendolo letto e gustato nell’estate dello stesso stesso anno dell’edizione italiana, trovo previsioni puntualmente accadute, ed altre che da noi non si sono verificate e forse, mai si verificheranno completamente.
In particolare, due di queste dieci previsioni, sono dure da determinarsi qui da noi: “Dall’aiuto istituzionalizzato all’aiuitati da solo” e l’altra “Dalla democrazia rappresentata alla democrazia partecipata”. Nel libro si legge quello che da noi accade ancora in misura elevata, vale a dire il nostro affidamento al governo, perchè provveda alle nostre esigenze fondamentali: protezione, lavoro, alloggio e, a volte, anche cibo, oltre alla salute e al nostro benessere. Ancora peggio abbiamo fatto e continuiamo a farlo, affidando l’educazione e l’istruzione dei nostri figli alla scuola. Incuranti che molte di queste funzioni sono responsabilità che spettano parzialmente e/o esclusivamente a noi. Questi comportamenti distorti, che da noi perdurano, ci fanno riverire le istituzioni che fanno il loro comodo, approfittando della nostra piena e irresponsabile delega a loro affidata.
Stesso discorso per il lavoro che aspettiamo da chi ci governa e, spesso, non moviamo un dito per cercarcelo o, ancora meglio, inventarcelo. Pensate se anche in Italia avessimo avuto un Bill Gates fondatore della Microsoft o i due, allora studenti universitari di Stanford, Larry Pge e Sorgey Brin, fondatori del motore di ricerca Google. Quanti posti di lavoro avremmo in più, se pensiamo a quelli creati nel mondo da questi grandi inventori? No, noi aspettiamo che il posto cè lo dia qualcun altro.
Infatti è lontano dal nostro pensare quello che Naisbitt sosteneva nel suo libro : “Le persone le cui esistenza sono coinvolte in una decisione devono partecipare al processo mediante il quale si arriva a quella decisione”, banale signor Esposito!
Allora se tutte queste, consapevolezza e maturità, non sono state raggiunte da noi, non abbiamo titolo a lamentarci e criticare coloro che non fanno quello di cui abbiamo bisogno, se noi aspettiamo inerti.
Ecco che dobbiamo prendere coscienza, per esercitare il nostro fondamentale diritto al coinvolgimento nelle decisioni che ci riguardano. Assumerci le responsabilità che ci competono e, solo dopo possiamo e dobbiamo pretendere che le istituzioni, la politica, i funzionari pubblici e privati, assolvano per bene i loro doveri. Se no continueremo a vivere in questo mondo ingiusto, fatto di “chiacchiere e distintivo” come avrebbe ripetuto Al Capone. Dovremmo, noi per primi, dare il buono esempio e prima di prendere l’accetta provare ad usare la persuasione e, solo dopo il fioretto.
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