CI VUOLE LA LAUREA PER CAPIRLO?
Posted by admin on 21 settembre 2014
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Si sta facendo un gran parlare circa il lavoro, lo sviluppo, il precariato e così via ma, appena si mette mano per fare qualcosa che possa avviare un processo serio di sviluppo, di aumento della produttività, di aumento della competitività, della flessibilità delle politiche del lavoro, ecco che scattano i veti e i muraglioni generati dalla faziosità e dall’ emotività, senza il minimo ragionamento. Appena si tocca l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, partono le barricate ottocentesche, come se i mercati e la loro globalizzazione, fossero una cosa che non ci riguarda.
Ecco quindi la Boldrini, il suo mentore Vendola, Bersani, Cuperlo, D’Alema, Camusso, Landini, il Fassina, ecc. che, tirando in ballo la garanzia del reintegro, bloccano la riforma che dovrebbe dare la stura alle assunzioni. Costoro difendono chi il posto di lavoro c’è l’ha e trascurando i tre milioni e duecento mila disoccupati che assommano al 12,60 % sulla forza lavoro italiana. Cosi facendo, i suddetti politici e sindacalisti, lasciano marcire i precari, partite Iva, Co.co.co e figure di giovani lavoratori similari.
Essi danno un valore enorme al reintegro per quei pochi casi che, licenziati magari perché fannulloni, attraverso il giudice del lavoro, ottengono l’applicazione di tale tutela prevista, appunto dall’art.18 dello Statuto dei lavoratori. Ma non si curano dell’enorme quantità di lavoratori precari che non hanno tutele previdenziali, pensione e malattia, maternità, liquidazione, orario di lavoro, ferie ecc. ecc. Ragionate voi se questo è giusto.
Capisco i sindacalisti che attraverso coloro che il posto c’è l’hanno incassano le tessere che determinano il loro potere che consiste nel non farli lavorare, girare per l’Italia e anche per il Mondo, a spese rimborsate, sedersi ai tavoli importanti, arringare le folle, ottenere grande visibilità oltre a favori, negati ai comuni mortali, che non hanno le frequentazione dei sindacalisti e, sapete com’è in Italia: “una mano lava l’altra…”. E poiché tutto questo lo ottengono coi soldi e col numero delle tessere che pagano solo i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, di questi si preoccupano.
Capisco meno i politici che, nello stesso partito del Premier Renzi, si oppongono con maggiore ostinazione. Forse per livore e sentimenti deteriori di parte, per quello che il giovane capo del Governo, tenta di fare con entusiasmo e determinazione? E meraviglia altresì, che persone delle più alte Istituzioni, come la Presidente della Camera Boldrini faccia dichiarazioni, nel tema, molto discutibili e di parte, trascurando precari e datori di lavoro. Quest’ultimi se vogliono competere a livello mondiale devono misurarsi con Paese estremamente deregolati e molto aggressivi come quelli che formano l’acronimo “BRICS”. Non solo, ma eventuali investimenti esteri nel nostro Paese sono scoraggiati se si considerano la burocrazia, la lentezza della giustizia, l’arretratezza di alcune infrastrutture e quindi i vincoli che un rapporto di lavoro italiano contiene.
E meraviglia di più il fatto che politici come l’Ex Segretario del PDS, si chiamava così nel ’97, D’Alema aveva tentato di congelare l’art:18, fu frenato da Cofferati, al tempo Segretario della CGIL e controllore di pezzi del partito. Confermato Segretario col quasi plebiscitaria maggioranza, D’Alema nel 99 ci riprovava a rendere più flessibile lo stesso articolo 18, attraverso il Ministro del Lavoro del tempo Bassolino, che aveva come Consigliere per le Politiche del Lavoro il Prof. D’Antona. Anche qui fu frenato dalla piazza sindacale della CGIL. Ancora fa meraviglia e timore agli imprenditori che vorrebbero investire e assumere, l’anomalia tutta italiana, della commistione tra partiti e sindacati.
Infine mi chiedo, questa politica che ragiona ancora con ideologie conservatrici, vecchie e superate, ha capito che i tempi sono cambiati? Ha capito che la politica ha l’alto e nobile ruolo di tutelare tutti i cittadini e mediare soluzioni che garantiscano pace sociale e sviluppo? Ha capito che la stragrande maggioranza delle nostre aziende sono piccole e hanno in media 50 dipendenti sicchè, se beccano un fannullone e non si possono liberare, magari pagando un indennizzo ulteriore? Capisce che tenersi il fannullone significa mettere in grave difficolta la produttività, facendola crollare?
Ricordo che lo Statuto dei Lavoratori, che impone la tutela del reintegro, si applica alle aziende che hanno più di 15 dipendenti, quindi un grandissimo numero di micro aziende, che potrebbero assumere e svilupparsi e magari non lo fanno per questo grave e pesante vincolo.
Ancora una volta vogliamo ragionare e recuperare il buonsenso e non farci prendere dal livore e dall’emotività? Ricordo che l’invidia, la faziosità, la rabbia, sono sentimenti negativi che portano frutti velenosi.
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