LA LAUREA NON SERVE, L’IMPEGNO SI E MOLTO.
Posted by admin on 27 settembre 2014
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Si, ho fatto filone ieri pomeriggio Venerdì, mi sono concesso alcune ore di libertà dal lavoro, e mi sono dedicato al mio passatempo preferito, terapeutico e impegnativo nonché divertente, nel senso vero del termine: divergere dall’abituale. Infatti, superato un filo di senso di colpa, anziché prendere la via dell’ufficio prendevo la via del mare per recarmi a Metaponto-Pizziche e fare il solito percorso di nove buche dell’omonimo percorso di Golf. Ne avevo necessità per liberarmi dallo stress tossico accumulato nella settimana.
Giunto al parcheggio gia mi sentivo salire quella sottile carica che mi da lo stress tonico, quando pregusto una situazione gradevole che mi accingo ad affrontare. Prendo la sacca, monto il carrello e mi avvio direttamente alla partenza della buca uno, senza passare dal campo pratica, per sciogliere i muscoli, come sarebbe consigliabile. Il tempo e poco e faccio così abitualmente. Piccolo riscaldamento con qualche simulazione di colpo e, pronti via.
Qui comincia la vera attività che è psicologica prima di essere fisica: il grip cioè l’altezza dell’impugnatura del legno col quale intendo fare il colpo, in questo caso è il drive; quindi la stance che è l’orientamento del ferro e la distanza dei piedi e così via, per ogni cosa da farsi prima di colpire la pallina. Questa preparazione è necessaria farla ad ogni colpo, se si vuole avere qualche piccolo successo e non abbandonare, in preda di una grande frustrazione. Ovviamente ho saltato di raccontare tante attenzioni che devo considerare, prima di colpire la pallina, facendo lo swing corretto.
Vi rendete conto che per essere una passeggiata di salute occorre una buona concentrazione e altrettanta buona memoria?
Ma ieri c’era un bel vento che spostava la pallina a suo piacimento. Questa variabile incontrollata, aggiungeva più impegno per giocare con dignità. Bisognava calcolare la traiettoria immaginata, capendo la direzione del vento per orientarsi in maniera tale che il fenomeno atmosferico, nel suo impeto mi aiutasse a mandare la pallina dove avrei voluto. Ieri è accaduto diverse volte. Certo, l’aver studiato trigonometria mi è stato di aiuto, ma gli errori ci sono stati, visto che non ho fatto l’artigliere. Anzi non ho fatto proprio il militar-soldato, perché ultimo di sei fratelli che tutti avevano assolto e, alcuni di loro, avevano partecipato alla seconda guerra mondiale.
Dicevo del vento che, come tutte le emergenze, deve essere governato con coraggio e personalità. Qui concludo con una massima di management positivo: quando soffia forte il vento molti si riparano ma i pochi audaci lo trasformano in energia.
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